INTRODUZIONE

A mezzanotte tra l'ultimo giorno di carnevale ed il primo di Quaresima, a Molfetta ha già luogo la prima delle processioni penitenziali che caratterizzano la Settimana Santa: la processione della Croce, organizzata dall'Arciconfraternita della Morte.
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Pertanto si può ritenere che la Settimana Santa molfettese inizi sin dal Mercoledì delle Ceneri, proseguendo, per tutto il periodo successivo con una serie di riti e funzioni religiose molto seguite dalla popolazione, a cura delle due Arciconfraternite maggiori della città, quali:

il Pio Esercizio in onore di Maria SS. della Pietà,

i Cinque Venerdì dei Misteri,

il Settenario di Maria SS. Addolorata.
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Il culmine di tutte queste tradizioni legate alla Passione di Gesù Cristo è rappresentato dalla processione della Addolorata, nel Venerdì di Passione, dalla processione dei Misteri nelle prime ore del Venerdì Santo e dalla processione della Pietà, durante la giornata del Sabato Santo.
Il legame affettivo dei molfettesi alla loro Settimana Santa è grandissimo e si può dire che il famoso proverbio che vorrebbe il "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi", a Molfetta viene totalmente sovvertito.

Infatti più che in qualsiasi periodo dell'anno, chi è veramente molfettese, non desidera altro che essere nella città natale, per rivedere ancora una volta per strada i volti delle Marie piangenti dell'Arciconfraternita della Morte e dei Cristi sofferenti portati in processione dall'Arciconfraternita di S. Stefano.
La partecipazione della popolazione è corale e non vi è mai un momento in cui, al passaggio di tutte le processioni, non vi sia una cospicua folla di fedeli che fa da ala ai sacri cortei.
Si può ben dire che a Molfetta le tradizioni della Settimana Santa siano rimaste intatte nella loro fisionomia, nonostante i ripetuti tentativi demolitori, negli anni passati, di una certa parte del clero locale e del pressapochismo di chi ha gestito le due Arciconfraternite della Morte e di S. Stefano.
La motivazione di questa resistenza alle ingiurie del tempo ed ai tentativi di una pseudo quanto inutile e dannosa modernizzazione, sta nella pedissequa ripetizione, anno dopo anno, di un copione già sperimentato e ben riuscito, che va dal mantenere inalterati e senza variazioni, itinerari, funzioni, gesti e persino i momenti nei quali vanno eseguite le varie marce funebri.
Rimuovere anche uno solo di questi tasselli, significherebbe iniziare un’ opera che un po’ alla volta, nel tempo, potrebbe essere demolitrice.
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- Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.